All Tits Are Real, All Borders Are Fake — In memoria di Nia Fae Loy

Pianura Pagana
5 min readSep 14, 2019

Questo meme se lo sono presi tumblr e twitter e da qualche mese gira privo di fonte e questa è una cosa che mi secca e mi intristisce tantissimo perché non voglio che vada dimenticata la persona che l’ha inventato. Nia Fae Loy era la mente geniale dietro la pagina Femme 4 Memes ed è morta l’anno scorso a dicembre. Nia postava meme divertentissimi tutti i giorni e io la seguivo perché mi piacevano molto. Questo è l’unico rapporto che abbiamo avuto: non era mia amica, non ci siamo mai parlate, era un’entità di Instagram, qualcuno che non esisteva al di fuori della mia connessione dati.

Non è vero.

Nia Fae Loy esisteva davvero. Viveva a Portland e suonava il basso in una band di nome Sweeping Exits; aveva una casa molto in disordine che si intravedeva nelle sue instagram stories; aveva i capelli viola e si vestiva spesso di nero; a volte parlava del fatto che si sentiva male mentre altre volte raccontava le cose divertenti che faceva insieme al suo cane. Quasi ogni giorno postava meme divertenti, colorati e intelligenti che erano diventati un punto di riferimento nella comunità queer e trans online. Aveva un umorismo che coincideva con il mio, e per questo la seguivo.

Non è vero.

Nia Fae Loy era una ragazza trans con un’enorme visibilità su internet e aveva a che fare con troll e violenze verbali quotidiane. Spesso raccontava alcune di queste storie direttamente, ma più spesso lo faceva attraverso dei meme potentissimi che in un paio di frasi prendevano di mira, per esempio, la genderizzazione dell’abbigliamento che avviene fin dall’infanzia, la criminalizzazione dell’immigrazione, i vegani bianchi e benestanti, la violenza della polizia, la cultura cisgender dominante. Nia difendeva i diritti e l’esistenza delle persone trans e gender non conforming, delle sex worker, delle persone migranti e colonizzate. Il fatto che non lo facesse attraverso saggi o articoli ma attraverso meme dall’estetica di un manga giapponese e contenuti che si scagliavano contro il mondo capitalista, le terf, i fascisti, e sempre con una positività candida e devastante, era quello che più mi piaceva di @femme4memes_.

Spesso nelle sue storie Nia parlava di argomenti molto meno divertenti dei meme che postava, ma erano le instagram stories, stanno online 24 ore, si vedono una volta sola, magari le scorri senza audio. Qualcuna sfugge. Ricordo che spesso descriveva il suo stato mentale come ansioso o depresso o entrambe le cose. Diceva che non è semplice essere una donna trans con limitati mezzi economici. Le mancava il denaro per rendere il proprio corpo come avrebbe voluto, rifletteva sul modo in cui certi standard sono imposti dalla società binaria ed eterocentrica, raccontava la sua situazione lavorativa precaria. Le sue parole e le sue immagini aiutavano tutt* a sentirsi un po’ meno stran*.

Da qualche tempo esisteva una pagina aperta appositamente su di lei su Kiwi Farms, un sito dedicato a facilitare il cyberbullismo e lo stalking, in particolare nei confronti di figure pubbliche e attivist* queer e trans. Gli utenti di Kiwi Farms fanno doxxing, ovvero trovano e rendono pubblico ogni dettaglio delle vite private di queste persone: scoprono dove vivono, come si chiamano i loro famigliari o partner, che lavoro fanno, rivelano il loro deadname, il nome assegnato alla nascita. È questo che hanno fatto con Nia per mesi prima della sua morte. In questo momento ci sono diciassette pagine di commenti transfobici che si stanno rallegrando per la sua morte, con frasi come “I guess Christmas presents are coming in early this year”, “It really is Christmas time” e “it’s a Christmas miracle”. Confesso che ho esitato prima di scrivere questo paragrafo, perché non voglio dare visibilità a questo tipo di siti, ma penso anche che sia importante che ci fermiamo a riflettere un attimo sulla loro esistenza, nonché sul tempo e lo scrupolo che certe persone impiegano per rendere invivibile la vita di qualcun altro.

Non so bene dove voglio arrivare. Vorrei solo che non si perdesse la memoria di Nia Fae Loy, artista gloriosa dell’epoca di internet, che per diversi anni ha contribuito allo sviluppo di una cultura della rete positiva, inclusiva, che si opponeva a ogni fascismo e colonialismo, e che per questo è stata attaccata costantemente. Vorrei solo averle detto grazie, mandato un cuore, averla fatta sentire meno sola. Prometto che cercherò di farlo con chi è rimast*.

Se non siete abbastanza informati sulle ingiustizie quotidiane che vivono le persone trans e di genere non conforme, sappiate che a) questa non è una scusa, b) non è compito di nessuno se non di voi stessi educarvi e informarvi e c) esiste Google.

Ogni volta che rimanete in silenzio di fronte a una battuta sulle persone trans o non binarie state contribuendo al consolidamento di una cultura transfobica e violenta.

Il fatto che la cosa non vi riguardi è esattamente la ragione della violenza, e ragione della violenza è il vostro privilegio, i principali carnefici siete voi, maschi etero cisgender.

Ogni volta che fate una battuta sulle persone trans e non binarie state contribuendo al consolidamento di una cultura transfobica e violenta.

Anche se “lo fate per scherzo”, e sì, anche se “siete tra amici e in realtà non lo pensate davvero”.

If you’re not scared you’re privileged.

“All tits are real, all borders are fake” ❤

Nia Fae Loy, via @femme4memes_ — Le amiche e gli amici di Nia hanno chiesto che in sua memoria vengano fatte donazioni a organizzazioni che si occupano di proteggere i diritti e la dignità delle persone trans e queer.

(tutti i meme di questo articolo sono, ovviamente, di Nia Fae Loy, aka @femme4memes_)

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